UNA STORIA A PUNTATE DI RICORDI E MISTERI.
Il "bottino di Lima" è il più leggendario dei tesori perduti http://it.wikipedia.org/wiki/Tesoro_dell'Isola_del_Cocco

lunedì 17 marzo 2014

9. STORIE DA MORIRE - the end

INTRO: Peaking lights - Amazing and wonderful (free download)

Qualcosa mi sta consumando, non so cosa e non so perché, ma so che finirà solo dopo le ultime, definitive parole di questa storia che il mio cervello continua a registrare senza che sia necessario alcuno sforzo cosciente, come il suo narrare che segue lo stesso principio, narrazione automatica con l'unico obiettivo di arrivare, in fondo, sul fondo. Heith e il tesoro erano lì, in quella grotta sperduta su un isola sperduta, ma non ci potevano essere né gioia né soddisfazione nel suo sguardo, nel mio sguardo che li abbracciava, perchè la bellezza folgorante di quella compagna di progetti folli aveva ceduto il passo, ora, a una maschera inquietante, macabra, dal profilo lugubre, indefinito e indefinibile, maschera di pelle impalpabile, polverosa, antica e inutile come il mondo rimasto fuori, lontano. Il tesoro, miraggio di ricchezza infinita, luce che oscura i pensieri, già solo sfiorato lasciava profonde ferite nella mente, segni vecchi e vecchie premonizioni di un futuro tanto migliore quanto acerbo, immobile come una tenebra, senza senso quanto una nuvola abbandonata nel cielo azzurro.

Un corpo piagato, il mio, quello di Barbanera, quello innocente e assassino di Heith, piegati dal desiderio di un'altra vita, della vita di altri, vissuta o raccontata, sofferta o immaginata, confusa tra le parole attese con il cuore in mano e una porta aperta sull'infinito di possibilità opportune, inopportune o qualsiasi.
Avanzai nella stanza, dentro la grotta, lungo l'isola e quando mi accorsi dell'errore, quando capii che lo sbaglio era mio eppure di tutti gli altri era già incredibilmente tardi, la mia vita non era più solo mia e non si distingueva più da quella stillata goccia via goccia da Barbanera, da quella riflessa di Heith e da tutte quelle storie che non avevano più bandolo, ma solo una matassa, inestricabile, di fili apparentemente recisi e dispersi nel vento.
Parole diventarono azioni, movimenti strisciarono verso sensazioni già pronte a sublimarsi in suggestioni sfuggenti. Follia si mescolò a ragioni dimenticate in un turbine di colori che dal buio di una stanza scura sfumavano in acque cristalline, in vento carezzevole, nel sepia di vecchie foto sbiadite per mezzo delle quali si confrontavano le stesse mani, giovani e rugose.

Allora uomo non desiderare, non volere mai le parole più della tua stessa presenza vitale, non cercare mai storie senza una chiarezza di spirito che ti imponga con violenza di discernere tra la verità e la finzione, tra ciò che appare e ciò vorrebbe apparire, tra una serena quotidiana miseria e giorni a venire colmi di rabbia impaziente di essere riempita, d'ingordigia senza vera fame, di necessità fantasma.
Questo pensammo quando tutto sembrò finire in un'allucinazione lucidissima che mescolava fili, storie, vite e subito dopo ci colse la luce di una mattina informe, priva di bussole o di punti cardinali e faticammo continuamente a ritrovare le briciole che, forse, avevamo lasciato dietro ai nostri passi e che ci avrebbero ricondotto al sentiero di una affatto spontanea normalità.
Non lo rividi né ascoltai mai più, così come lui non aveva mai più rivisto Heith, così come Heith, senza mai avermi visto, mi aveva segnato per sempre.
Segni sulla pelle, segni sulle spalle, segni per dimenticare e segni per ricordare storie pesanti da portare, storie pazienti da poter dormire decenni o secoli, storie da lasciar vivere, storie da morire.

THE END


Foto: pixabay.com
Musica: Freemusicarchive.org
Disegni: Giovanni Marsili @giovemars

lunedì 3 marzo 2014

8. LIMITI



INTRO (free download)

La stanza buia dominata dalla sua poltrona.
La finestra che si affaccia su vecchie costruzioni di mattoni incancreniti.
La sua faccia barbuta rassegnata, spenta, inespressiva.
Questa era la realtà fino a pochi momenti fa.
Ora, senza che sia stato possibile stabilire l'esatto momento di transizione, è tutto sparito e mi trovo da solo, al buio.
Così, è questa la morte?
Nessun film della tua vita che ti scorre davanti agli occhi? Nessuna luce accecante?
C'è un rumore di sottofondo.
Sta crescendo piano.
Onde. La gentile risacca di onde stanche che si portano appresso un'eco irregolare, inquietante.
Una luce tenue sta arrivando a rompere il muro di oscurità.
Lentamente, compare un quadro sconosciuto.
Una grotta.

disegno Giovanni Marsili

Un uomo sta facendo il suo ingresso, dubbioso o spaventato o entrambi.
E' lui, lo riconosco dalla foto. E' lui, quello di trenta o quaranta anni fa, quello che inseguiva la sua Heith, i suoi incubi, forse un tesoro. Quello indistruttibile, temerario, folle. Quello ancora non rassegnato.
Sto sognando, allora, e il sogno mi ha portato dentro la storia che mi sta raccontando?
Ormai è ben dentro la grotta.
Non mi ha visto, eppure sono proprio davanti a lui.
Cerco di parlare, di fargli un cenno e scopro così di essere lì in una qualche forma che esclude misteriosamente la presenza fisica reale, effettiva. Ci sono, vedo, sento, ma è come guardare la TV da dentro lo schermo.
Muove la bocca, ma a me arriva solo il suono cupo del mare, il rimbombo seguito dal frizzare di schiuma color pece.
Ora è davanti a me. Ora si è addentrato ancora di più.
La grotta è deserta.
Almeno, per me.
Per lui sembra traboccare di cose degne di attenzione che ora lo portano al riso, ora invece sull'orlo della lacrime.
Vorrei parlargli.
Vorrei poterlo ascoltare.
Vorrei sentir finire la sua storia.
Lo voglio talmente che un'onda più potente delle altre si porta via tutto e mi ritrovo accoccolato sul divano, con la testa, gli occhi, le braccia doloranti.
La sua voce mi ridesta per un attimo:
"Heith e il tesoro erano lì"

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OUTRO (free download)

foto Pixabay
musica FreeMusicArchive
disegni Giovanni Marsili giovannimarsili84@gmail.com


lunedì 24 febbraio 2014

7. OLTRE


INTRO: Lyndon Scarfe - Algol (free download)

Sto perdendo le forze.
Non ho più il coraggio di guardarmi.
Sento gocce di sangue colare dal mio petto giù verso l'inguine, ma il terrore mi opprime e i polmoni sembrano trasudare qualche sostanza vischiosa che mi impedisce di respirare.
Anche i pensieri si stanno offuscando, la sua storia ora rimbomba nella mia testa come in una stanza vuota e tutte le mie energie sono rivolte a carpirne il senso, qualunque esso sia.
"Gli scogli della vedova... artigli del diavolo che spuntano in mezzo al mare. Trovai un approdo di fortuna sull'isolotto più accessibile e quando scesi a terra, la vidi. Heith. In piedi su una roccia che mi sovrastava, vestita di stracci, mi guardava senza parlare. La chiamai. Lei rise e scomparve. Immaginai che stesse scendendo per raggiungermi, ma attesi invano. Tutto intorno, rocce aspre consumate dal sale. La chiamai di nuovo. Decisi di arrampicarmi."

disegno Giovanni Marsili

"La pelle delle mie mani subito si piagò, mi ferii i piedi e le gambe con gli spuntoni di roccia, ma raggiunsi un piccolo terrazzamento che mi offriva la vista sulle isole. Heith non era lì. Non mi accorsi subito della tragedia che mi stava colpendo. Solo quando vidi la barca galleggiare a una cinquantina di metri da riva, realizzai che l'ormeggio aveva ceduto e l'oceano si stava portando via le mie speranze di ritornare sano e salvo presso una qualche civiltà. Mi ributtai giù, come un pazzo, verso l'approdo, ma quando arrivai, conciato ben peggio di prima, non c'era niente da fare. La barca era perduta. "
Sono entrato in un torpore ovattato. Mi acciambello come un gatto sul divano, come un gatto conscio del fatto che una delle sue sette vite (l'ultima?) se ne sta andando lentamente.
"Pensai che fosse stata lei, ma la barca stava morendo alla deriva e in coperta non c'era nessuno. Ispezionai il punto di approdo. La cima cui avevo assicurato la barca era trinciata di netto. Il cuore mi esplodeva in petto, non so se più per la paura o per la rabbia. Si alzò un vento beffardo e allora la vidi di nuovo.



Era ricomparsa, lì, davanti a me. Stavolta vestiva di un lungo abito bianco e sembrava bella come la ricordavo.
'Heith... cosa fai qui? ti ho cercato...'
Non rispose, si voltò e si diresse verso una grotta lì vicino che chissà come non avevo ancora notato.
Scomparve oltre l'ingresso e io mi affrettai per seguirla.
Quando ebbi varcato la soglia, lei non c'era più. E quello che vidi mi gettò in ginocchio, piangente"


continua il 3 marzo qui e su
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OUTRO: Massimo Ruberti - Last bird in the valley (free download)


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foto: pixabay.com
disegni: Giovanni Marsili giovannimarsili84@gmail.com


lunedì 17 febbraio 2014

6. IL TESORO


INTRO: MORSA - UNDERWATER MAZE (free download)

Non c'è cimitero, cripta o casa abbandonata che stringa in pugno il terrore come un'ospedale. Entro al pronto soccorso con la testa che ribolle di pensieri gravi. L'infermiera alla reception non riesce a capire la gravità della situazione. D'altronde nemmeno io riesco a spiegarla, neanche a me stesso.
Vaneggio della mia ferita misteriosa e lei mi fissa in attesa di un mio segno evidente di squilibrio che la metta in pace con i suoi dubbi. Cerco parole semplici, ricomincio la storia due volte, mi sbottono la camicia insanguinata. Alla fine mi viene assegnato un codice bianco. Bianco! passerò qui una giornata intera a struggermi mentre qualcosa mi divora da dentro.
Cerco di spiegarmi di nuovo, meglio, ma lei con un gesto d'abitudine chiama il prossimo.
Bianco, è tutto bianco: purgatorio, anticamera di vita e di morte. Bivacco su una panchina di metallo per quelli che potrebbero essere minuti oppure ore, poi la visione. Una faccia emerge tra la folla di sconosciuti. Lineamenti conosciuti, forse familiari. E' lui, vecchio compagno di classe mai più rivisto, con quel camice bianco?


Mi faccio largo per raggiungerlo, lo afferro per una spalla, lui si volta e mi fissa.
"Ti ricordi di me?"
Si ricorda. Grazie a Dio, si ricorda. Gli spiego, senza paura. Lui si guarda intorno, teme gli sguardi degli altri che attendono. Mi chiede di sedermi che farà il possibile e poi sparisce dietro una porta che mi separa come non mai dalla speranza.
Altri minuti, secondi, ore poi una voce che pronuncia il mio nome: quella di un'infermiera.
Mi guarda in faccia, mi chiede se voglio una sedia a rotelle poi mi conduce lungo un breve corridoio verso una stanza anonima. Dentro, c'è il mio vecchio compagno di classe.


E' sera quando torno da lui.
La porta è ancora aperta.
E' ancora in poltrona.
Stavolta sembra che sia lui ad aver visto un fantasma.
"Sono stato in ospedale. C'è mancato poco che mi ricoverassero, ma in psichiatria. Ho paura. Parlami per favore. Che mi sta succedendo?"
Si estranea di nuovo e non ho altra scelta che star lì, ad ascoltare, per capire dove stia il punto nella storia che mi sta raccontando.
"Dopo quella notte di delirio cercai qualche indigeno che potesse darmi una spiegazione consolante. Trovai solo un ragazzo di una quidicina d'anni. Cercò di fuggire, ma lo fermai. Parlava inglese e dopo mille insistenze mi disse solo questa frase:
'Non cercare il tesoro, uomo. Non lo cercare.'
Di che tesoro parlava?

disegno Giovanni Marsili

'La donna cerca il tesoro, ma morirà nel fuoco. Morirà col fuoco'
Nemmeno minacciandolo riuscii a farmi dire di più. Mi disse solo che la donna era andata a nord, verso gli Scogli della Vedova. Corsi al porto, inseguito dalla sensazione di occhi che fissavano le mie spalle, di artigli pronti ad afferrarmi, di anime nere tutte intorno. Mi sarebbe servito un giorno intero per raggiungere quegli isolotti roccioso disabitati che non avevo mai visitato prima e non sapevo cosa avrei trovato, ma avevo il terrore di perdere il poco senno che mi era rimasto".


continua il 23/2 qui e su
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OUTRO: DELTASON - GARDEN THEME (free download)


Musica: freemusicarchive.org
Foto: pixabay.com
Disegni: Giovanni Marsili giovannimarsili84@gmail.com 



lunedì 10 febbraio 2014

5. SEGNI



INTRO: _ghost - Lullaby (free download)


Non avrei voluto separarmi da quella storia assurda, ma la luce del giorno mi ha riportato alla mente che ho un vita, là fuori.
Mentre ripercorro all'inverso la strada che ieri sera mi ha visto passare curioso e pensieroso, mi chiedo perché una parte di me si è lasciata suggestionare in questo modo. E' solo il delirio di un vecchio ancorato ai ricordi di una vita che è stata un tempo o che è  forse solo immaginata.
Perché allora stasera tornerò in quelle tre stanze umide ad ascoltare il resto?
Ho la presunzione di conoscerlo, ecco perché. Fino a oggi non mi era mai parso fuori di sé. Fino a oggi le sue storie hanno sempre avuto radici per terra.
E poi... quel segno che si porta addosso: il solo pensiero mi accappona la pelle.
Certo, magari se lo è fatto da solo in un momento di ... Ma io non ci credo o, quantomeno, quello che credo non mi basta.

Prima di andare in ufficio entro in un bar. Mai più di adesso credo di aver bisogno di caffeina a snebbiarmi la mente. Mi sorprendo a fissare la mia immagine nella specchiera dietro il bancone: quasi non mi riconosco, ho la faccia spenta e la mente altrove.
La prima cosa che faccio una volta in ufficio è andare in bagno per sciacquarmi la faccia. Una volta, due volte, tre volte. Mentre mi asciugo con calma mi cade l'occhio su una piccola macchia sopra il taschino della camicia. Nello stesso momento, lì sotto sento un pizzicore. Mi sbottono e tasto la pelle con le dita. Una minuscola chiazza di sangue. Potrebbe essere stata qualunque cosa, un foruncolo, ma... la mia mente va diretta a quei segni sul petto di Barbanera. Inizio a sudare freddo, poi mi scuoto: ho dormito troppo poco e quell'ambiente lugubre mi ha davvero troppo suggestionato.

Il lavoro mi scorre addosso, scivola via e si condensa dentro pixel neri come la pece. Le voci al telefono provengono da un mondo lontano, dimenticato, di cui posso quasi sentire il fetore della decomposizione. Loro non sanno, non hanno avuto esperienza, non sono stati esposti al contagio della suggestione: continuano per questo a occuparsi di una realtà talmente oggettiva da sembrare, quella sì, artefatta.


Pranzo da solo, non saprei di cosa parlare con i colleghi e nemmeno giustificare il mio silenzio assorto.

Prima di uscire dall'ufficio un quarto d'ora prima di quando dovrei, ripasso dal bagno. Le macchie di sangue sulla camicia sono due. Mi scaravento in strada. C'è solo un posto dove posso andare per poter tenere a bada i pensieri folli: casa sua.
disegni Giovanni Marsili

Mi accorgo subito che ha bevuto, perché in qualche modo sembra più calmo. Non riesco a trattenermi.
"Parlami di quei segni sul petto. Di che malattia si tratta? è contagiosa? perché non mi hai detto niente?"
Se c'era una briciola di serenità nel suo sguardo, ora non c'è più. Per rispondere alla sua occhiata interrogativa, apro la camicia e gli mostro i miei segni, le tracce di sangue.
"Non avrei dovuto raccontarti questa storia"
"Arriviamo al punto, per favore"
"Non lo so"
"Cos'è che non sai?"
"Non so di cosa si tratta, ma non è certo una malattia tropicale. E' un fuoco che ti brucia, da dentro"
"E come spieghi che io abbia questi?"
Faccio per aprire la camicia e scopro una macchia di sangue grande come la mia mano. Con gesti disperati la apro, un bottone vola via a nascondersi sotto la poltrona. Con la mano rimuovo il sangue: sotto, trovo dieci, venti ferite minuscole.
Se lo potessi ferire con lo sguardo lo farei, ma prima ancora che prevalgano confusi pensieri di vendetta, scappo verso l'ospedale.

CONTINUA IL 17/2 QUI E SU RADIOSTILE.IT

OUTRO: Psychadelik Pedestrian - Druids march (free download)



Foto: Pixabay.com
Musica: Freemusicarchive.org
Disegni: Giovanni Marsili giovannimarsili84@gmail.com 

lunedì 3 febbraio 2014

4. OGNI UOMO E' MILLE ISOLE



INTRO: Northbound - Forward (free download)

La linea sottile tra giorno e notte è talmente vicina da poterla toccare solo affacciandosi dalla finestra.
Sento la stanchezza di un giorno di lavoro colpirmi senza preavviso.
Mi strofino gli occhi, cerco posizioni scomode, ma il sonno mi bracca e non riesco a tenerlo a freno con l'adrenalina.
Lui se ne accorge.
"Continuiamo un'altra volta"
"No. No... Sono solo un pò stanco"
"C'è il divano, se vuoi"
Sì, la forza gravitazionale del divano sta diventando irresistibile.
"Riposa. Ormai, non c'è fretta"
Mi sdraio in posizione fetale e questo basta perchè ogni mia difesa crolli in un istante. Mi addormento pesantemente, ma non c'è quiete: solo un rincorrersi di sogni inconsueti dominati dal mare. Ogni tanto apro gli occhi incerti e, tra le candele che si spengono, c'è sempre la sua ombra, lì sulla poltrona, immobile.


Mi sveglio solo con la luce del giorno. Mi alzo di scatto. Lui non si è mosso e di nuovo sono costretto a chiedermi se sia ancora vivo o meno.
"Scusami... sono crollato... non volevo..."
I suoi pensieri sono altrove, allora mi stiro la schiena rattrappita e cerco un aggancio per richiamarlo alla realtà.
"Vuoi mangiare qualcosa?"
Non sembra interessato, ma raggiungo la piccola cucina lì accanto e cerco in giro finchè non trovo un pacchetto di biscotti.
"Devi mangiare qualcosa. Io ho fame"
Mi accontenta e si porta un biscotto alla bocca, ma a quel ritmo lo finirà a mezzogiorno.
"Dove eravamo rimasti?"
Riprende la storia come se l'avesse interrotta cinque secondi fa.


"Quando attraccai al pontile dell'isola, ero affamato. Di verità, di ricerca, di lei. La giornata era splendida, calma, tiepida e profumata, ma sentivo solo il mio sangue ribollire. Terrence mi aveva descritto la barca che aveva noleggiato. In quel porto, l'unico, non c'era. Mi colse una disperazione smaniosa. Nessuna delle poche anime che incontrai sembrava aver visto Heith. Non mi scoraggiai anche se ormai avrebbe potuto essere ovunque, dopo essere salita sulla barca di qualcun altro. L'isola aveva un centro piccolo, ma moderno, abitato da stranieri. Vagai a caso, continuai a chiedere inutilmente. Alla fine cedetti, mi chiusi in un bar e iniziai a bere. 



Quando mi buttarono fuori era notte e non era il caso di riprendere il mare, in quelle condizioni. Ripresi a camminare, barcollando senza meta, parlando con me stesso mentre l'umidità della sera tropicale mi si appiccicava addosso come un sudario. Alla fine dell'unica strada notai in lontananza un fuoco nel bosco. Imprudente, volli raggiungerlo e arrivai così al villaggio dei veri, indigeni, abitanti dell'isola. Non era altro che un cumulo maleodorante di capanne di legno e lamiera disposte a cerchio. Nel centro, quella sera un grosso falò brillava spandendo le sue ceneri verso il cielo. Pensai che sul mare doveva essere visibile da molto lontano. Il canto malinconico si interruppe non appena ebbi varcato il confine del villaggio. Un centinaio di occhi convogliarono le loro luci su di me, che non sapendo cosa fare o dire me ne stetti lì, a guardare il fuoco che divorava la legna salmastrosa."
Penso a quel momento, al sentirsi solo, ubriaco, tra sconosciuti, in un luogo sconosciuto, forse pericoloso e non riesco a trattenermi.
"Lei, era lì?"
"Non più. Ma era stata lì. Era impossibile non capirlo."
"Perché?"
disegno Giovanni Marsili

"Il suo tatuaggio, quello con la tartaruga. Era ovunque. Disegnato sulle capanne, sulla pelle di quella povera gente... anche per terra, a circondare il falò. Quando me ne accorsi, complice l'alcool, mi colpì come uno schiaffo un'onda di terrore. Mi sedetti e mi accorsi che quelle genti si stavano avvicinando a me, lentamente, e avvicinandosi riprendevano a cantare, qualcosa di gutturale, profondo, lugubre. Due mangiatori di fuoco iniziarono a sputare scintille e fiamme verso il cielo. Pensai di scappare, ma le gambe non rispondevano. Alzai gli occhi verso la luce accecante del fuoco e quello che vidi mi mandò quasi all'altro mondo: un essere fatto di fumo e scintille volteggiava sopra le fiamme e guardava me, solo me. Non ressi e svenni. Quando mi svegliai era giorno, ero sdraiato tra le ceneri nere e intorno a me non c'era più nessuno".

CONTINUA IL 10/2 QUI E SU RADIOSTILE.IT


OUTRO: Black Rebel Motorcycle Club
            Beat the devil's tatoo LIVE (free download)


Foto: Pixabay.com
Musica: Freemusicarchive.org
Disegni: Giovanni Marsili giovannimarsili84@gmail.com 

lunedì 27 gennaio 2014

3. GIORNI SELVAGGI


RIASSUNTO DELLE PUNTATE PRECEDENTI: Il vecchio giramondo ha annunciato al giovane amico la sua morte imminente, accompagnata dalla comparsa sul suo corpo di un segno di morte. L'amico gli chiede di riesumare vecchi ricordi, nei quali si potrebbe celare una chiave di interpretazione di ciò che sta accadendo. Tra quei ricordi, compare una figura inquietante di donna.


INTRO: MC Cullah - Ooh Baby You Drive Me Crazy Blues (free download)


La luna si è nascosta fra le nubi
di madreperla
dopo che in me, a vederla,
vecchi fantasmi nacquero e follia.
(Umberto Saba - Nuovi versi alla luna)


Vorrei che la storia potesse scivolarmi giù come un bicchiere d'acqua fresca in una giornata afosa d'estate, invece no. Sono costretto a sorseggiare pause, silenzi e la sua faticosa scelta di parole apparentemente innocue, ma pesanti come sensi di colpa.
A volte quelle parole sono costretto a cavargliele fuori dalla bocca e allora sembra che possano rimanere da un momento all'altro impigliate nella sua barba, per strapparsi e perdersi irrimediabilmente.
"E la ricchezza che cercavi?"
Afferra una candela accesa che dentro la sua mano ha le dimensioni di un cerino nella mia.
Se la porta alla bocca e soffia via il fuoco.
"Puff"
Prima di riaccenderla sorride e... è stato il solo fatto di aver socchiuso la bocca a aver riacceso il fuoco del racconto?
"Lei aveva..."
"Come si chiamava?"
"Mi disse... mi disse di chiamarsi Heith."
disegno G.Marsili

"Non credi che fosse il suo vero nome?"
"Non credo a niente di quello che mi raccontò. Nemmeno a quello. Comunque... Lei aveva idee molto chiare su come fare soldi. Ebbi l'impressione che non fossero solo idee, teorie, ma non volli indagare sul suo passato. Il presente mi bastava, il futuro mi ammaliava, il passato... non aveva nessuna importanza, né il mio né tantomeno il suo."
Una candela sfrigola e una voluta di fumo grigio si alza dal tavolo per scomparire nel buco nero del soffitto.
"I segreti. Mi disse che i segreti sono la chiave che apre tutte le porte, specialmente quelli che restano attaccati ai soldi. Dovevamo solo raccoglierne un po' e coltivarli per il tempo necessario perché potessero dare frutto."
"Che tipo di segreti?"

"Non ne avevo idea, finché non mi spiegò come ci saremmo mossi. E così nel giro di qualche mese portavamo il peso di furti e rapine sulle spalle, insieme a quello di un certo gruzzolo nel portafogli. Vivevamo di adrenalina, ma non poteva durare a lungo. Cominciarono a girare voci sul conto di questa coppia di misteriosi criminali. All'inizio la gente parlava di un padre e di un figlio. Comparvero identikit sui muri e sui pali del telefono che fortunatamente non ci assomigliavano nemmeno un po', ma non potevamo continuare a scherzare col fuoco. Presto ci avrebbero preso. Ce ne dovevamo andare. Prendimi qualcosa da bere, per favore".
Mi alzo per prendere una bottiglia di vino da una piccola credenza. In silenzio, come un automa, la stappo, prendo un bicchiere anche per me e me ne verso due dita, mentre so che le sue non possono essere meno di quattro.
"E' stato a quel punto che lei è scomparsa?"
"Sì. Con i soldi, ma se fosse stata quella l'unica ragione della fuga, mi sarei messo l'anima in pace fin da subito. Invece capii immediatamente che c'era qualcos'altro sotto. Se n'era andata, ma aveva lasciato tracce: un biglietto che diceva: 'Grazie. Ti sei dimostrato un tesoro, ma nessun tesoro è per sempre'. Sembrava che non le importasse se l'avessi seguita o meno. Che avesse qualcosa di ben più importante cui pensare. Da quell'isola, di prima mattina, te ne potevi andare solo in un modo: con una barca o con un aereo privato. Scartai la possibilità dell'aereo, troppo complicata. Riguardo alle barche, avevo ormai contatti con tutti i contrabbandieri dell'isola, quelli che alle prime luci dell'alba stanno tornando da una nottata di lavoro. Fu un tizio che si faceva chiamare Terrence a dirmi di averla vista salire su un motoscafo preso a nolo, diretto a ovest. A ovest c'era il mare aperto, ma prima, l'isola di Alcaite. Nel giro di due ore ero in mare. Dovevo sapere, assolutamente sapere".

CONTINUA IL 3 FEBBRAIO
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OUTRO: Long Hair- This train has sailed (free download)



Foto: Pixabay.com
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Disegni: Giovanni Marsili giovannimarsili84@gmail.com